Lo «sta­to di sa­lu­te» del­la cul­tu­ra del pro­get­to in Sviz­ze­ra

Editoriale Archi 6/2022

«Un'epoca si riconosce dal tenore delle domande che essa si pone, dalle problematiche che essa costruisce e approfondisce».
Jacques Lucan, 2001

Data di pubblicazione
05-12-2022
Alberto Bologna
Architetto PhD, professore associato – Sapienza Università di Roma

Questo numero di Archi è dedicato al lavoro di giovani studi svizzeri che, sempre più, stanno dimostrando di avere il merito di riuscire a far emergere il proprio approccio al progetto di architettura e di ingegneria all’interno del panorama professionale elvetico.

Si tratta di un’iniziativa critica che non ha avuto l’obiettivo di stilare elenchi esaustivi di opere e di progettisti o di ragionare in chiave prettamente «generazionale» rispetto a questi ultimi ponendo dei limiti all’indagine sulla base della loro età anagrafica: sono comunque professionisti nati entro la metà degli anni Ottanta, la cui eterogeneità di orientamenti professionali e intellettuali è da ricercare anche a partire dalle Scuole svizzere (e non) che hanno frequentato nel corso della loro formazione. Oltretutto, specie nel campo dell’architettura, la giovane età sta spesso imponendo loro un difficilissimo confronto diretto col lascito intellettuale e tecnico dei loro maestri, alcuni a tutt’oggi in piena attività, protagonisti di una gloriosa stagione elvetica che, negli ultimissimi anni, sta però cercando – e trovando, come dimostra questo numero di Archi – anche nuove direzioni.

Tanto nella definizione tematica dei saggi raccolti quanto nell’identificazione dei progetti presentati, nel nostro ruolo di curatori ci siamo adoperati nella ricerca di edifici e infrastrutture ritenute significative secondo i seguenti parametri: la sensibilità dimostrata rispetto a un sorprendente e ricorrente rapporto di continuità tra aspetti della tradizione e progetto contemporaneo, la conseguente specificità compositiva e formale nel confronto coi dibattiti più ricorrenti inerenti all’architettura d’oggi in Svizzera, il legame con la tradizione della Baukultur mitteleuropea che sta ancora alimentando i vocabolari espressivi coniati proprio dalla precedente generazione dei maestri e, non ultimo, le forme in cui si esplicitano le relazioni tra architettura e ingegneria.

A partire da questi aspetti, anche attraverso una serie di interviste con gli studi e l’analisi di alcune opere precedenti a quelle più recenti – presentate in questo numero – un altro obiettivo è stato individuare, nel percorso di crescita di questi progettisti, alcune possibili varianti, in relazione all’impronta formativa più o meno evidente delle istituzioni elvetiche che hanno frequentato, al modo di intendere la storia (in alcuni casi coincidente con le specificità del contesto, in altri con l’insegnamento dei maestri, in altri ancora con la rielaborazione di alcune tipologie, dai luoghi dell’abitare ai luoghi del lavoro) e alle forme di sperimentazione saggiate (rispetto all’uso dei materiali, alle tecniche costruttive, alle tipologie strutturali, agli assetti distributivi, al comfort e alla sensorialità).

Nell’intento di fornire il «quadro clinico» aggiornato in chiave critico-analitica di uno «stato di salute» in continua evoluzione della cultura del progetto contemporaneo in Svizzera, questo numero di Archi va letto anche come la sistematizzazione aggiornata di alcune riflessioni maturate in questi anni tanto attraverso volumi e numeri di riviste dal carattere monografico, quanto a seguito dell’uscita di opere collettanee nel mercato globale dell’editoria di architettura. È quindi importante sottolineare come Archi 6/2022 si ponga in continuità – seppur non come conseguenza diretta – all’indagine promossa alla fine del 2011 dalla rivista Werk. Bauen + Wohnen all’interno del numero intitolato Um dreissig / Dans la trentaine / About thirty, rivolto a progetti di architetti all’epoca trentenni operanti nella Confederazione e alla presentazione del lavoro di undici studi under 45, ritenuti come emergenti nel 2019 dalla prestigiosa rivista giapponese a+u Architecture and Urbanism che gli ha dedicato il numero 580, dal titolo Re: Swiss.

La ricerca qui presentata è, dunque, parte di un’operazione critica in continuo divenire che, si auspica, verrà ciclicamente reiterata, anche per via dei riflessi sulla pratica professionale della costante evoluzione delle direzioni culturali prese dalle Scuole di architettura e di ingegneria elvetiche.

Approfondimento
espazium.ch/intervista-grillo-vasiu

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